La Svizzera è riuscita a fare la differenza in tutte e quattro le priorità stabilite dal Consiglio federale, ossia proteggere la popolazione civile, costruire una pace sostenibile, affrontare la questione della sicurezza climatica e rafforzare l’efficienza del Consiglio di sicurezza.
La Svizzera, che si è trovata ad agire in un mondo segnato da guerre, crisi e polarizzazioni, ha fornito un contributo concreto nei seguenti ambiti:
- impegnandosi con coerenza, sempre e ovunque, per un ordinamento giuridico internazionale, il diritto umanitario e i diritti umani;
- fungendo sempre da mediatrice rispettosa tra i membri del Consiglio e tra questo organo e altri attori;
- fondandosi sistematicamente sulla scienza e promuovendo l’innovazione.
A tal fine la Svizzera ha fatto leva sui punti di forza che la contraddistinguono: un’ampia rete di rappresentanze in tutto il mondo ben collegate tra loro, una lunga tradizione umanitaria e di promozione della pace, varie università rinomate, i buoni contatti con le organizzazioni della società civile e le competenze specialistiche della Ginevra internazionale.
La Svizzera ha intrapreso numerose iniziative che dovrebbero avere un impatto ben oltre il 2024. Nei negoziati, negli incontri e nelle risoluzioni del Consiglio ha sempre inviato un chiaro segnale a favore della pace, dal primo all’ultimo giorno del suo mandato.
Il mandato nel Consiglio ha offerto alla Svizzera un accesso storicamente unico e tempestivo a informazioni geopoliticamente rilevanti e ad attori cruciali della politica mondiale. Inoltre, ha rafforzato i legami tra la diplomazia bilaterale e quella multilaterale, tra la «politica» e la cooperazione internazionale sul «campo». Infine, ha permesso al Paese di conoscere approfonditamente i meccanismi politici interni di tutti i membri del Consiglio e in particolare quelli delle potenze mondiali. In sintesi: la politica estera della Svizzera ha seguito da vicino gli sviluppi dell’attualità.
Facilitazione dell’aiuto umanitario in Siria

Nel gennaio del 2023, nell’ambito dei negoziati condotti da Svizzera e Brasile, il Consiglio di sicurezza ha prorogato unanimemente di sei mesi l’aiuto umanitario transfrontaliero a favore della Siria. In seguito ai devastanti terremoti del febbraio del 2023, il fabbisogno umanitario in Siria è cresciuto ulteriormente. Insieme a tutti i membri del Consiglio e alle organizzazioni regionali, la Svizzera e il Brasile si sono impegnati a trovare soluzioni che potessero coprire questo fabbisogno. Nell’estate del 2023, dopo il veto russo, grazie ai negoziati tra l’ONU e Damasco sostenuti dalla Svizzera sia in loco che a New York è stato possibile aprire alcuni valichi di frontiera. Questi risultati hanno effetti tangibili nel Nord-Ovest della Siria, dove milioni di persone dipendono dall’aiuto umanitario transfrontaliero, che comprende generi alimentari, alloggi di emergenza, istruzione, protezione della popolazione civile, salute e infrastrutture per l’approvvigionamento idrico e lo smaltimento delle acque reflue.
Rafforzamento dell'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale e il Sahel
Nel gennaio del 2023, nell’ambito di negoziati condotti da Svizzera e Ghana, il Consiglio di sicurezza ha prolungato di tre anni il mandato dell’UNOWAS. I compiti principali dell’Ufficio sono la diplomazia preventiva, i buoni uffici nonché la mediazione e la moderazione politiche. L’UNOWAS lavora inoltre al consolidamento della pace e della democrazia, spesso in stretta collaborazione con le organizzazioni regionali. La proroga del mandato è quindi un contributo alla pace e alla stabilità nell’intera regione.
Nel maggio del 2024 la Svizzera e la Sierra Leone sono riuscite a fare adottare una dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza sull’Africa occidentale e il Sahel, la prima in quasi tre anni. In tale dichiarazione il Consiglio sostiene l’Ufficio dell’ONU, in particolare il suo lavoro in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici sulla pace e la sicurezza. Il consenso sul testo è stato raggiunto dopo mesi di intensi negoziati alla ricerca di soluzioni creative. Il risultato è importante sia per la regione interessata sia per l’ONU: il Consiglio condanna le continue violazioni del diritto internazionale umanitario, esprime preoccupazione per i cambi di governo incostituzionali e considera i vari fattori di conflitto, tra cui gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla pace e la sicurezza. Quest’ultimo punto ha dato particolare filo da torcere durante i negoziati e, secondo la Svizzera, costituisce una pietra miliare.
Rafforzamento della sicurezza nucleare in Ucraina
Nel maggio del 2023, durante la sua presidenza del Consiglio di sicurezza, la Svizzera ha offerto al direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) una piattaforma per presentare dinanzi ai membri del Consiglio i cinque principi di sicurezza nucleare relativi alla centrale di Zaporizhzhia (Ucraina). La Svizzera ha sostenuto tale processo facendo la spola diplomatica tra Russia e Ucraina.
Sin dall’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina nel 2022, la centrale nucleare di Zaporizhzhia è esposta a rischi considerevoli. Durante tutto il suo mandato nel Consiglio, la Svizzera ha quindi ripetutamente sottolineato la necessità di proteggerla e di garantire la sicurezza nucleare e quella esterna dell’impianto, requisiti che, oltre a essere fondamentali per la protezione della popolazione civile, sono anche vincolanti per le parti in conflitto conformemente al diritto internazionale umanitario.
Proroga della missione dell’UE in Bosnia ed Erzegovina

Nel novembre del 2023 la Svizzera, responsabile dei negoziati, si è adoperata affinché il Consiglio decidesse all’unanimità di autorizzare per un altro anno la missione EUFOR ALTHEA in Bosnia ed Erzegovina. Il chiaro sostegno del Consiglio alla missione, in un clima polarizzato, è stato un segnale importante di unità. Con il suo approccio inclusivo e consultivo, la Svizzera ha assunto all’interno del Consiglio il ruolo di mediatrice credibile.
La risoluzione successiva, adottata nel 2024, è stata negoziata durante il mese di presidenza svizzera del Consiglio. Con entrambe le risoluzioni la Svizzera ha contribuito alla pace nei Balcani occidentali e all’operazione di pace, che impiega il secondo più grande contingente militare svizzero
Visita del Consiglio di sicurezza in Colombia

Nel febbraio del 2024, Svizzera, Regno Unito e Guyana hanno guidato il Consiglio di sicurezza in Colombia, per la prima volta con un trio tutto al femminile. In questo viaggio, i membri del Consiglio hanno potuto rendersi conto direttamente dello stato di attuazione dell’accordo di pace e dell’impegno del Governo colombiano nell’ambito della politica «Paz Total». Dal canto suo, la Svizzera ha messo a disposizione del Consiglio la propria esperienza di lunga data nel promuovere la pace nel Paese.
I membri del Consiglio hanno avuto vari colloqui, tra cui anche con il presidente colombiano Gustavo Petro, con le autorità responsabili dell’attuazione dell’accordo di pace, con la giurisdizione speciale per la pace, con ex-combattenti e vittime del conflitto. La visita ha inoltre offerto l’opportunità di incontrare alcuni gruppi di donne, attiviste e attiviste per i diritti umani e rappresentanti delle minoranze. I membri del Consiglio si sono anche recati nella parte occidentale e meridionale del Paese, soprattutto per vedere dal vivo i progetti di sminamento umanitario e di reinserimento di ex combattenti come pure per rendersi conto della situazione delle comunità indigene e afro-colombiane.
La Colombia è martoriata da decenni di conflitti armati che, secondo le stime, hanno causato oltre 450 000 vittime – per lo più civili – e 8 milioni di sfollati. Nel 2016 il Governo colombiano ha siglato un accordo di pace innovativo con le ex Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC-EP). L’ONU ha istituito una missione per verificare l’attuazione di questo accordo di pace e per sostenere una pace duratura nel Paese.
Risoluzione per un cessate il fuoco e sostegno agli aiuti umanitari a Gaza
Nel marzo del 2024 il Consiglio di sicurezza ha adottato una risoluzione di portata storica su Gaza. La risoluzione 2728 è infatti la prima che sin dagli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 e dalla successiva spirale di violenza in Medio Oriente chiede l’attuazione di un cessate il fuoco immediato. A svolgere un ruolo determinante in tal senso è stata la disastrosa situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Questa risoluzione è stata anche la prima nella storia recente del Consiglio a essere presentata congiuntamente da tutti e dieci i membri non permanenti (cosiddetti «E10»), un successo su cui ha influito anche l’impegno decennale della Svizzera nella trasformazione dei metodi di lavoro di questo organo. La Svizzera ha continuato a promuovere il consenso su Gaza in due dichiarazioni E10 durante la sua presidenza nell’ottobre del 2024 come pure in una dichiarazione dell’intero Consiglio relativa al Medio Oriente.
Di fronte al rischio di un’epidemia di poliomielite, la Svizzera ha convocato insieme al Regno Unito una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza, che ha sottolineato l’importanza della vaccinazione antipolio per oltre 600 000 bambine e bambini, messa in atto anche grazie al sostegno finanziario della Svizzera. Nel febbraio e nel novembre del 2024, su richiesta di Svizzera, Guyana, Algeria e Slovenia, il Consiglio di sicurezza ha discusso del rischio di carestia a Gaza causato dal conflitto armato, rischio evidenziato chiaramente dalle relatrici e dai relatori invitati a esprimersi. Quasi tutti i membri sono stati concordi nel ritenere che il Consiglio doveva agire per prevenirlo.
Rafforzamento della protezione del personale umanitario

Nel maggio del 2024 il Consiglio di sicurezza ha adottato la risoluzione 2730[MS1] promossa dalla Svizzera. Questa risoluzione, sostenuta da un totale di 99 Stati, chiede una protezione coerente del personale umanitario e dell’ONU durante i conflitti armati («Protecting the Protectors»), in conformità con il diritto internazionale umanitario. Alla luce dei crescenti attacchi, spesso fatali, contro il personale umanitario, il sostegno di così tanti Stati dimostra quanto quest’iniziativa fosse urgentemente necessaria. Nel novembre del 2024 il segretario generale dell’ONU ha presentato al Consiglio una serie di raccomandazioni per attuare la risoluzione. In tale occasione, 116 delegazioni si sono unite alla Svizzera nel rilascio di una dichiarazione congiunta ai media. In questo modo hanno anche dato seguito a una delle principali raccomandazioni del segretario generale: pronunciarsi in modo chiaro e coerente a favore del rispetto del diritto internazionale umanitario.
L’iniziativa svizzera è stata inoltre determinante per rafforzare il diritto internazionale umanitario in altre 11 risoluzioni (p. es. la risoluzione 2719 sulle missioni africane a sostegno della pace, la risoluzione 2728 su Gaza e la risoluzione 2699 sul sostegno alla missione di polizia ad Haiti).
Visita del Consiglio di sicurezza a Ginevra

Nell’agosto del 2024 la Svizzera ha accolto a Ginevra i membri del Consiglio di sicurezza per commemorare il 75° anniversario delle Convenzioni di Ginevra. Questi pilastri del diritto internazionale umanitario obbligano tutti gli Stati ad assumersi le proprie responsabilità nel sostenere il principio di umanità nei conflitti armati. Dopo una tavola rotonda con il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) presso la sede ginevrina dell’ONU, i membri del Consiglio recatisi a Ginevra hanno partecipato a una cerimonia su Place des Nations. «La guerra ha dei limiti»: è stato questo il messaggio forte e chiaro lanciato dalla comunità internazionale per contrastare l’erosione nell’attuazione delle Convenzioni, soprattutto alla luce degli oltre 120 conflitti in corso nel mondo. Nel suo discorso, anche il consigliere federale Ignazio Cassis ha invitato tutti gli attori internazionali a rinnovare il loro impegno a favore del diritto internazionale umanitario e a fare delle Convenzioni di Ginevra una priorità politica.
La seconda parte della visita ha sottolineato l’importanza dell’esperienza acquisita da Ginevra ai fini del lavoro del Consiglio nel campo della prevenzione dei conflitti armati. I membri del Consiglio hanno discusso con attori chiave della Ginevra internazionale sul ruolo della scienza e delle tecnologie – dalla sicurezza climatica all’intelligenza artificiale fino alle neurotecnologie e alle tecnologie quantistiche – nella prevenzione dei conflitti. Oltre a varie agenzie e a centri dell’ONU, i membri del Consiglio hanno incontrato anche rappresentanti della Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e il think tank GESDA (Geneva Science and Diplomacy Anticipator).
Promozione della cooperazione con l’Unione africana
Nel maggio del 2023, in una riunione del Consiglio di sicurezza presieduta dall’allora vicepresidente della Confederazione Viola Amherd, la Svizzera ha dato il via ai negoziati sulla risoluzione 2719, che lascia intravedere grandi potenzialità. Questa è infatti la prima risoluzione che disciplina il finanziamento e la cooperazione nelle missioni di sostegno alla pace effettuate dall’UA. Sotto la sua presidenza nell’ottobre del 2024, la Svizzera ha riunito per la prima volta il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA e il Consiglio di sicurezza dell’ONU per un incontro informale. Le discussioni hanno riguardato l’attuazione della cooperazione nelle missioni di pace, l’impatto dei cambiamenti climatici sui conflitti nonché il ruolo dei giovani, argomento quest’ultimo che è stato tematizzato con le giovani ambasciatrici dell’UA. Un comunicato congiunto ha formalizzato l’incontro.
La Svizzera ha inoltre collaborato con successo con i membri africani del Consiglio di sicurezza in vari ruoli e iniziative:
- direzione del gruppo informale di esperti su clima, pace e sicurezza insieme al Mozambico (2023–2024)
- direzione del gruppo informale di esperti su donne, pace e sicurezza insieme alla Sierra Leone (2024)
- negoziati sull’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Africa occidentale e il Sahel insieme al Ghana (2023) e alla Sierra Leone (2024)
- visita dei membri del Consiglio a Ginevra nell’agosto[MS1] del 2024 per il 75° anniversario delle Convenzioni di Ginevra, in stretta collaborazione con il presidente del Consiglio (Sierra Leone)
- «Iniziativa del trio» per rafforzare la prevenzione dei conflitti e attuare la nuova agenda per la pace, con Sierra Leone e Slovenia

Durante la presidenza svizzera nell’ottobre del 2024, il consigliere federale Ignazio Cassis ha presieduto una riunione del Consiglio che per la prima volta ha riguardato le conseguenze degli sviluppi scientifici sulla pace e la sicurezza. Scienziati ed esperti di disarmo hanno informato il Consiglio sulle neurotecnologie, i computer quantistici, le biotecnologie sintetiche e molto altro. Tra gli esempi presentati figurava la possibilità di pilotare droni con un semplice chip impiantato nel cervello. Il Consiglio ha anche adottato la prima dichiarazione presidenziale sulla diplomazia scientifica, che ha sancito l’approccio anticipatorio in seno al Consiglio. Anche durante questa stessa riunione la Svizzera ha intrapreso strade innovative, lasciando che un’intelligenza artificiale – addestrata con il sostegno della Fondazione Diplo – seguisse il dibattito per poi riferirlo quasi in tempo reale.
La strada era stata preparata da una riunione informale del Consiglio sul potenziale della scienza nella promozione della pace, organizzata dalla Svizzera nell’aprile del 2024 e seguita da un incontro informale tra membri del Consiglio e attori della diplomazia scientifica a Ginevra nel luglio del 2024. Già nel maggio del 2023, durante la sua prima presidenza, la Svizzera aveva invitato una politologa che si era espressa dinanzi al Consiglio sull’importanza dei fatti per costruire un clima di fiducia tra gli Stati.
Le nuove tecnologie sono state anche al centro di due mostre organizzate dalla Svizzera presso la sede principale dell’ONU a New York: una nel maggio del 2023 dal titolo «Digital Dilemmas» sul lavoro umanitario nelle zone di conflitto – in collaborazione con il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) – e un’altra nell’ottobre del 2024 dal titolo «Deepfake and You» – con il CICR e il Politecnico federale di Losanna (EPFL). Dopo New York, entrambe le mostre faranno il giro del mondo.
Rafforzamento del ruolo delle donne nei processi di pace

Nell’ottobre del 2024 l’allora presidente della Confederazione Viola Amherd è stata la prima presidente al mondo a condurre l’annuale dibattito del Consiglio sul tema «Donne, pace e sicurezza». In tale occasione ha presentato una serie di raccomandazioni concrete avanzate da mediatrici di tutto il mondo allo scopo di rafforzare la partecipazione delle donne ai processi di pace. Queste raccomandazioni sono il risultato di un workshop organizzato dalla Svizzera nel luglio del 2024 a New York cui hanno partecipato rappresentanti di reti regionali composte da mediatrici. La presidente della Confederazione, di concerto con il segretario generale dell’ONU, ha inoltre avviato un processo per garantire una migliore attuazione della risoluzione 1325 (2000) in vista del suo 25° anniversario.
La Svizzera ha intrapreso passi concreti per far sentire maggiormente la voce delle donne in seno al Consiglio di sicurezza. Durante le sue due presidenze del Consiglio, ha invitato 20 esperte della società civile a illustrare il loro lavoro su una pace trasformativa e inclusiva in Sudan, Siria, Haiti e in altri contesti.
Inoltre, insieme agli Stati partner, la Svizzera ha contribuito a rafforzare in modo significativo il ruolo delle donne e la prospettiva di genere in 12 risoluzioni del Consiglio (p. es. la n. 2724 sul Sudan, la n. 2754 sulla Colombia e la n. 2702 sulla Libia). Decisivi a tal fine sono stati i 16 incontri preparatori del gruppo informale di esperti sul tema «Donne, pace e sicurezza», che la Svizzera ha diretto insieme agli Emirati Arabi Uniti (2023) e alla Sierra Leone (2024).
Rafforzamento della legittimità delle sanzioni dell’ONU

Nel dicembre del 2024, in collaborazione con gli Stati Uniti, la Svizzera ha presentato al Consiglio di sicurezza una risoluzione che proroga per un periodo indeterminato le deroghe umanitarie nel regime di sanzioni contro l’ISIL/Al-Qaida. Questa clausola di esenzione si applica a oltre 100 milioni di persone che dipendono dall’aiuto umanitario nelle zone controllate da tali gruppi e riduce il rischio che le sanzioni blocchino involontariamente gli attori o le attività in ambito umanitario. La risoluzione è stata adottata dal Consiglio all’unanimità.
In precedenza, nel luglio del 2024, la Svizzera si era impegnata con successo per rafforzare i «Focal Points for Delisting», cui organizzazioni o persone soggette a sanzioni possono rivolgersi per essere cancellate dalle liste stilate dall’ONU in questo campo. L’ampliamento dei poteri dei «focal points» rappresenta un passo importante verso l’attuazione dei principi dello Stato di diritto nonché verso una procedura di revisione chiaramente regolamentata in tutti i 14 regimi di sanzioni dell’ONU.
A un gradino superiore rispetto ai «focal points» vi è il mediatore dell’ONU per le sanzioni contro l’ISIL (Da’esh) e Al-Qaida, che oltre a presentare informazioni in merito alle richieste di cancellazione al Comitato per le sanzioni, può anche formulare raccomandazioni a questo proposito. Nel giugno del 2024 la Svizzera ha contribuito in modo determinante alla prima proroga di tre anni (anziché dei due consueti) del mandato del mediatore. Per la prima volta, su iniziativa della Svizzera, il Consiglio ha anche riconosciuto l’importanza di procedure conformi allo Stato di diritto in sette regimi di sanzioni.
Questi successi si basano sull’impegno pluriennale della Svizzera per l’emanazione di sanzioni rispettose dei principi dello Stato di diritto e, per quanto possibile, prive di effetti negativi sulla popolazione civile e sull’aiuto umanitario.
Consolidamento della sicurezza climatica in sette risoluzioni

La Svizzera ha contribuito in modo significativo a rafforzare la lotta contro gli effetti dei cambiamenti climatici sulla pace e la sicurezza in sette risoluzioni, tra cui quelle relative a Somalia, Sudan del Sud e Haiti. Per esempio, nella risoluzione 2677 il Consiglio ha chiesto che vengano esaminati i rischi dei cambiamenti climatici per la pace e la sicurezza nel Sudan del Sud nonché il loro impatto sul lavoro della missione dell’ONU nel Paese (UNMISS). Il Consiglio ha inoltre chiesto che queste analisi fossero incluse nei rapporti del segretario generale dell’ONU. La Svizzera è riuscita a tematizzare la sicurezza climatica anche nella prima dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza sull’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Africa occidentale e il Sahel (UNOWAS), insieme alla Sierra Leone. Inoltre, ha contribuito concretamente ad aumentare il numero di consulenti climatici «sul campo» in contesti di guerra e di crisi.
La Svizzera ha organizzato insieme al Mozambico 13 briefing informali per i membri del Consiglio al fine di evidenziare le correlazioni tra clima, pace e sicurezza in diverse regioni. Nel dicembre del 2024, sempre insieme al Mozambico, ha organizzato per la prima volta una visita di esperte ed esperti del Consiglio di sicurezza nella regione del Lago Ciad. Queste specialiste e questi specialisti inviati sul campo hanno permesso ai membri del Consiglio di farsi un’idea concreta degli effetti dei cambiamenti climatici sulla pace e la sicurezza, ma anche delle soluzioni e delle iniziative locali per contrastarli.
Nella primavera del 2023, la Svizzera ha lanciato insieme a Malta, Mozambico ed Emirati Arabi Uniti gli «Joint Pledges on Climate Peace and Security», che indicano agli Stati membri misure concrete per discutere dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla pace e la sicurezza. Con dichiarazioni comuni e comunicati stampa che sono andati di pari passo con il programma del Consiglio, gli Stati firmatari di questi documenti hanno inoltre contribuito a mantenere la questione all’ordine del giorno in seno a questo organo.

Insieme al Brasile (2023) e alla Guyana (2024), la Svizzera è stata informalmente responsabile dell’attuazione della risoluzione 2417 (2018). Questa risoluzione riconosce il fatto che i conflitti causano insicurezza alimentare e chiede all’ONU di tematizzare maggiormente questo problema nei suoi rapporti.
Di concerto con questi stessi Stati, la Svizzera ha chiesto al Consiglio di occuparsi dell’insicurezza alimentare generata dai conflitti in diversi contesti, tra cui ad Haiti, nel Sahel, a Gaza e in Sudan. Le riunioni hanno sensibilizzato gli Stati membri sulle correlazioni tra fame e conflitti nei rispettivi contesti, hanno messo in evidenza gli obblighi di diritto internazionale delle parti in conflitto, hanno sottolineato l’urgenza del problema e hanno contribuito ad attirare l’attenzione sul finanziamento degli aiuti umanitari d’emergenza (flash appeals).
Durante la sua presidenza del Consiglio nel maggio del 2023 – e in particolare nel dibattito annuale ad alto livello sulla protezione dei civili presieduto dall’allora presidente della Confederazione Alain Berset – la Svizzera ha richiamato l’attenzione sul divieto della tattica bellica di affamare la popolazione. Inoltre, nelle sue dichiarazioni ufficiali in seno al Consiglio, la Svizzera ha messo in luce le connessioni tra conflitti e sicurezza alimentare e ha ricordato gli obblighi di diritto internazionale in materia.
Sostegno alla Corte penale internazionale

Insieme al Giappone, la Svizzera ha rafforzato la cooperazione tra la CPI e il Consiglio di sicurezza. In questo ruolo ha aiutato i dieci membri del Consiglio che riconoscono la CPI a parlare con voce decisa e unita, per esempio facilitando dichiarazioni comuni e apparizioni mediatiche in occasione dei rapporti del procuratore capo della CPI sulla Libia o sul Sudan. Questo sostegno è fondamentale in un momento in cui la Corte e lo Stato sono generalmente sottoposti a forti pressioni a livello internazionale.
Nel luglio del 2023 la Svizzera ha inoltre organizzato una riunione informale del Consiglio di sicurezza per celebrare il 25° anniversario dello Statuto di Roma, ossia il trattato istitutivo della CPI. Al centro dell’attenzione c’era il contributo della Corte al mantenimento della pace e della sicurezza. La riunione ha evidenziato il forte sostegno al lavoro della CPI da parte degli Stati parte di tutti i gruppi regionali.
La Svizzera si è anche impegnata affinché il principio di responsabilità fosse ancorato e rafforzato nei mandati delle operazioni di pace, ad esempio in Sudan, Iraq, Sudan del Sud e nella Repubblica Democratica del Congo.